Di Riccardo Petroni
Il termine Natale proviene dal latino “Natalis”, che significa “attinente alla nascita”. Secondo l’interpretazione più ricorrente deriva dal culto del “Sol Invictus”, rito pagano della nascita del sole, molto diffuso in tutto l’impero romano. Aureliano consacrò il tempio del “Sol Invictus” il 25 dicembre 274, in una festa chiamata “Dies natalis Solis Invicti”, ovvero “Giorno di nascita del Sole Invitto”, facendo del “Dio Sole” la principale divinità del suo impero ed indossando egli stesso una corona a raggi.
Questa festa divenne sempre più importante, fino a quando Costantino, con un decreto del 7 marzo del 321, la definì il “Giorno del Sole” (“Die Solis”) e lo caratterizzo’ come giornata dedicata al riposo: “Nel venerabile giorno del Sole, si riposino i magistrati e gli abitanti delle città e si lascino chiusi tutti i negozi”. Nel 330 sempre Costantino decretò per la prima volta il festeggiamento cristiano della nascita di Gesù e lo fece coincidere proprio con la festività pagana del “Sol Invictus”. Il “Natale Invitto” divenne cosi’ il “Natale Cristiano”. Nel 337 Papa Giulio I ufficializzò la data del Natale da parte della Chiesa Cattolica, come riferito da Giovanni Crisostomo nel 390: “In questo giorno, 25 dicembre, anche la natività di Cristo fu ultimamente fissata in Roma”.
A proposito del Natale il Vescovo siriano Jacob Bar-Salibi scrisse così nel XII secolo: “Era costume dei pagani celebrare al 25 dicembre la nascita del Sole, in onore del quale accendevano fuochi come segno di festività. Anche i Cristiani prendevano parte a queste solennità. Quando i dotti della Chiesa notarono che i Cristiani erano fin troppo legati a questa festività, decisero in concilio che la vera Natività doveva essere proclamata in quel giorno”.
E Papa Leone I, nel sermone tenuto nel Natale del 460 d.C., così si lamentò: “È così tanto stimata questa religione del Sole che alcuni cristiani, prima di entrare nella Basilica di San Pietro in Vaticano, dopo aver salito la scalinata, si volgono verso il Sole e piegando la testa si inchinano in onore dell’astro fulgente. Siamo angosciati e ci addoloriamo molto per questo fatto che viene ripetuto per mentalità pagana. I cristiani devono astenersi da ogni apparenza di ossequio a questo culto degli dei”.
In base a quanto detto dunque, la data di nascita di Gesù fu fissata “convenzionalmente” al 25 di Dicembre. L’ipotesi suindicata è stata però smentita dal Prof. Shemarjahu Talmon, dell'Università Ebraica di Gerusalemme, in base al raffronto fra quanto dice Luca nel suo Vangelo ed il “Libro dei Giubilei”, trovato nel fra i Rotoli del Mar Morto. Il “Libro dei Giubilei” (…o “Piccola Genesi”…) si ritiene sia stato scritto nel II secolo a.C. Racconta la storia del mondo, dalla creazione all'esodo, suddividendola pero’ in “giubilei”, ovvero in periodi di 49 anni, divisi in sette serie di sette anni ciascuno, secondo il “Calendario Giubilare”, in uso fra gli Esseni.
Il “Calendario Giubilare” aveva come obiettivo quello di indicare con precisione le date delle feste religiose e dei giorni sacri da rispettare, ma anche quello di ribadire l'unicità di Israele in quanto Popolo dell'Alleanza. Talmon in base a questo “calendario” afferma che la nascita di Gesù è avvenuta proprio a fine dicembre. La sua analisi comincia con il Vangelo di Luca, quando parla di Zaccaria ed Elisabetta, che vale la pena ricordare erano gli zii di Gesù, essendo Elisabetta cugina di Maria. “Al tempo di Erode, re della Giudea, c'era un sacerdote chiamato Zaccaria, della classe di Abìa ed aveva in moglie Elisabetta. Non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni. Mentre Zaccaria officiava davanti al Signore nel turno della sua classe, secondo l'usanza del servizio sacerdotale, gli toccò in sorte di entrare nel Tempio per fare l'offerta dell'incenso. Allora gli apparve un Angelo del Signore, ritto alla destra dell'altare dell'incenso. L'angelo gli disse: Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni. Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa. Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì”.
Luca dunque in questo brano ci dice:
-che Zaccaria era un Sacerdote della classe di Abìa (figlio di Roboam, Re di Giuda nel 900 a. C. circa )
-che al rientro dal suo “servizio sacerdotale” sua moglie Elisabetta rimase incinta.
All’epoca le Caste Sacerdotali erano divise in 24 Classi e dovevano prestare il servizio liturgico al Tempio due volte all’anno per una settimana, secondo cadenze fisse. La “Classe Sacerdotale” di Zaccaria era – come detto - l’ottava. Secondo Talmon il servizio che Zaccaria fece al Tempio, in base al “Calendario Giubilare”, cadde nell’ultima settimana di settembre fra il 23 ed il 25. Dunque Elisabetta rimase incinta alla fine di settembre. E proprio il 23 settembre viene commemorato il concepimento di Elisabetta dalla Chiesa Ortodossa.
Ma andiamo avanti:
Il Vangelo di Luca ci riporta anche:
1)che Maria andò a trovare sua cugina Elisabetta mentre quest’ultima era in attesa di Giovanni: “In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna, in fretta, e si diresse verso una città della Giudea. Entrata nella casa di Zaccaria salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo”.
2)che anche Maria in quel momento era in stato interessante. Elisabetta infatti così rispose a Maria: “Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo!”.
3)che Maria rimase presso Elisabetta 3 mesi: “Maria rimase con lei (…Elisabetta…) circa tre mesi, poi tornò a casa sua”.
4)che l’Annunciazione fatta a Maria avvenne sei mesi dopo che Elisabetta era rimasta incinta. “Nel sesto mese (…di gravidanza di Elisabetta…) l'angelo Gabriele fu mandato da D-o in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una
vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe”.
Dunque, dice Talmon:
A) Se Elisabetta era rimasta incinta a fine di settembre, Maria ebbe l’Annunciazione – e quindi rimase incinta – a fine di marzo. L’Annunciazione infatti le preannunciava il concepimento di Gesù: “Concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù”. E guarda caso il 25 marzo corrisponde proprio con la commemorazione cristiana dell’Annunciazione.
B)Se Maria rimase incinta alla fine di Marzo, partorì alla fine del mese di dicembre, cioè a Natale!
Interessante evidenziare che l’ipotesi di Shemarjahu Talmon coinciderebbe con quella di Keplero, che colloca l’esplosione della “supernova”, dunque “il passaggio della cometa”, a partire dal 4 Dicembre del 7 a.C. e la luminosità, a seguito di tale evento - secondo gli esperti - può durare per molti giorni e fino ad un mese. Ecco allora che la data di nascita di Gesù, in base a queste ultime considerazioni, la si può davvero collocare – a buon ragione – proprio nella notte fra il 24 ed il 25 Dicembre.
Le prime persone che si presentarono per conoscere il neonato Gesù furono dei pastori. E poi arrivarono dei Magi.
“Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: dov’e’ il Re dei Giudei che e’ nato?”.
Le scritture si limitano a parlare di 'alcuni' Magi, ma non ci dicono che erano tre, cioè tanti quanti erano i doni citati (oro, incenso e mirra) e tanto meno ci dicono che i loro nomi fossero Gaspare, Baldassarre e Melchiorre.
Per risalire ai nomi dei Re Magi bisogna infatti ricorrere al Vangelo dell’Infanzia Armeno, apocrifo e dunque eretico:
“I re magi erano tre fratelli: il primo Melkon, regnava sui persiani, il secondo, Balthasar, regnava sugli indiani, e il terzo, Gaspar, possedeva il paese degli arabi.
Essendosi uniti insieme per ordine di D-o, arrivarono nel momento in cui la vergine diveniva madre“.
Interessante evidenziare a questo riguardo che nel 1985 gli archeologi hanno individuato in alcuni monasteri copti nel deserto, in Egitto, alcune celle con graffiti del VII secolo, riportanti iscrizioni con nomi molto simili a quelli tramandatici dalla tradizione.
I Re Magi erano sacerdoti, saggi e astrologi. E su questo concorda Papa Ratzinger: “Appartenenti alla casta sacerdotale persiana, forse erano astronomi. Erano sapienti venuti dall’Oriente.”
Venivano dunque dalla Persia e si ritiene fossero 'zoroastriani'.
Nel 'Vangelo Arabo dell’Infanzia', sempre apocrifo, quindi eretico, così si legge:“Dei Magi vennero a Gerusalemme, come aveva predetto Zaratustra, portando con se’ dei doni”.
Fondamento essenziale del dualismo di Zoroastro (630 a.C. – 750 d.C.) era la distinzione fra bene e male che non riguarda solo gli uomini, ma il mondo intero. Zoroastro propugnava la necessità di combattere incessantemente contro il male e di ricercare costantemente la verita’.
Fin dai primi secoli del cristianesimo alla presenza dei Magi è stata riconosciuta una forte positività, legata alla filosofia della ricerca della luce spirituale e del rifiuto delle tenebre che essi seguivano. Erano dunque sacerdoti, cioè uomini di preghiera.
Comunemente si ritiene che queste figure, così enigmatiche, non avessero niente a che fare con la storia di Gesù e tanto meno con il suo contesto, collocato nella Palestina del I secolo.
Ma non è così.
Se i Re Magi infatti venivano dalla Persia, ecco che è altrettanto certo che vi fosse un legame molto stretto fra le due culture e religioni: l’ebraismo e lo zoroastrismo.
Innanzitutto e’ infatti necessario ricordare che all’epoca era presente in Persia (come ancora oggi) una forte comunità ebraica, derivante dalla Diaspora Babilonese, ovvero dalle deportazioni di ebrei in Persia, che iniziarono nel 597 a.C.
E poi non dimentichiamoci che la lingua più parlata in Palestina, a seguito di ciò e del rientro di un grosso gruppo di ebrei che avvenne nel 396 a.C., era l’aramaico, lingua di origine giustappunto persiana parlata dallo stesso Gesù.
I Magi seguivano una stella cometa:
“Ed ecco la stella, che i Re Magi avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finche’
giunse e si fermo’ sopra il luogo dove si trovava il bambino”.
Gli annali astronomici cinesi segnalano, secondo gli esperti, l’apparizione di un oggetto brillante nel febbraio/marzo del 5 a.C. Fu visibile per circa 70 giorni tra le costellazioni dell’Aquila e del Capricorno e pertanto osservabile da Gerusalemme, in direzione sud, verso Betlemme.
Che questa congiunzione fosse conosciuta e seguita con molto interesse, lo attesta il ritrovamento da parte degli archeologi di due importanti reperti. Il primo è un papiro egizio, che oggi si trova a Berlino, che riporta i movimenti dei pianeti tra il 17 ed il 10 d.C. L’altro è una tavoletta di argilla scritta in caratteri cuneiformi, ritrovata nella città di Sippar, a nord di Babilonia, che contiene una serie di previsioni astronomiche proprio per l’anno 7 a.C.
Entrambi i reperti citano la straordinaria congiunzione tra Giove e Saturno che avvenne in quell’anno. Evento che accade solo ogni 805 anni.
Un’altra testimonianza sulla stella di Natale è stata quella del famoso astronomo polacco Keplero. Fu testimone della spettacolare esplosione di una supernova (congiunzione tra Giove e Saturno nella costellazione dei Pesci) avvenuta alcuni giorni prima del Natale del 1603.
In quell’occasione lo scienziato riporta che lo stesso fenomeno era avvenuto anche nel 7 a.C. Ci riferisce che detto evento, che può durare fino ad un mese, fu rarissimo, in quanto Giove e Saturno si avvicinarono per ben tre volte alla costellazione dei Pesci, fino a circa un grado di separazione angolare (due volte la grandezza apparente della Luna piena), rispettivamente il 29 maggio, il 29 settembre e il 4 dicembre di quell’anno.
Riguardo a queste testimonianze è bene ricordare che la data di nascita piu’ probabile attribuita a Gesu’ e’ proprio fra il 4 a.C. ed il 7 a.C., posto che Erode, vivo alla nascita di Gesù, morì nel 4 a.C.
Su quanto sopra concorda Papa Ratzinger:
“La grande congiunzione di Giove e Saturno nel segno zodiacale dei Pesci negli anni 7-6 a.C. sembra essere un fatto accertato.
La determinazione della data di nascita di Gesu’ risale al Monaco Dionigi il Piccolo, che nei suoi calcoli, fissandola nell’ 1 a.C., evidentemente sbaglio’ di alcuni anni,
La data storica della nascita di Gesu’ e’ quindi da fissare qualche anno prima”.
Ma i Vangeli continuano così:
“Al vedere la stella i Re Magi provarono una grandissima gioia.
Entrati nella casa videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono”.
Era nata una stella, diremmo oggi: era nato Gesù.
I primi ad attestare la sua nascita – come abbiamo visto - furono dunque dei pastori e dei Re Magi, figure all’epoca prive di qualsivoglia capacità ed attendibilità giuridica.
I Re Magi in quanto non ebrei. I pastori in quanto, nella cultura ebraica, erano considerati 'impuri' e quindi senza alcun diritto di comparire in tribunale in qualità di testimoni.
Dunque l’ attestazione relativa alla nascita di Gesu’ sia degli uni che degli altri non aveva alcun valore.
Questo particolare, riportato dagli Evangelisti, a totale discapito della credibilità dei loro scritti, confermerebbe, proprio per questo, la loro attendibilità.
Che motivo avrebbero infatti avuto gli Evangelisti a riportare questa circostanza, cosi’ imbarazzante?
E’ interessante infine ricordare che Marco Polo nel suo 'Il Milione' afferma di aver visitato le tombe dei Magi nella città di Saba, a sud di Teheran, intorno al 1270:
“In Persia è la città ch’è chiamata Saba, da la quale si partiro li
tre Re ch’andaro adorare D-o quando nacque. In quella città son seppeliti gli tre Magi in una bella sepoltura, e sonvi ancora tutti interi con barba e co’ capegli: l’uno ebbe nome Beltasar, l’altro Gaspar, lo terzo Melquior. Messer Marco dimandò più volte in quella cittade di quegli III re: niuno gliene seppe dire nulla, se non che erano III re seppelliti anticamente”.
Gli astrologi ed i saggi d’oriente si erano dunque messi in viaggio, in quanto assolutamente sicuri che una figura regale sarebbe nata in quel periodo in Israele e che questo avrebbe dato il via ad una nuova era di umanità e di giustizia e sarebbe stata una congiunzione stellare a segnalare loro il cammino: e cosi’ e’ stato, tanto che ancora oggi la storia e’ divisa in prima e dopo di lui ed il nome più cliccato nel web e’ proprio il suo: Gesù.
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